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La prima edizione del vocabolario della Crusca

La prima edizione del vocabolario della Crusca
Lo stemma dell'Accademia della Crusca.
La marca tipografica della Crusca in cui viene rappresentato il frullone, macchina agricola per la separazione della farina dalla crusca, sormontato dal motto petrarchesco «il più bel fior ne coglie». La metafora del nome e dell’insegna dell’Accademia si estende agli arredi (la sedia accademica da cerimonia è detta «gerla»), agli stemmi dei singoli accademici (pale di legno decorate con immagini legate alla panificazione) e a molti altri aspetti della vita dell’istituto («lupini» o «fave» sono dette le pallottoline bianche o nere usate per esprimere un voto).


Risalgono al decennio 1570-1580 le prime riunioni di una «brigata dei crusconi», un gruppo di amici dedito alle «cruscate», discorsi giocosi nel contenuto e nella forma, in netto contrasto con la seriosità dell’Accademia fiorentina. Anche se fin dagli inizi non vengono trascurate le discussioni di argomento letterario, è solo nel 1582, con l’ingresso di Lionardo Salviati nella brigata, che viene costituita la vera e propria Accademia della Crusca, un organismo con un suo statuto, una sua gerarchia interna e precise finalità. Il nome di Crusca assume un nuovo significato adattandosi alla missione principale dell’Accademia, separare il fior di farina (la buona lingua) dalla crusca. La selezione della buona lingua, il fiorentino trecentesco indicato da Bembo come modello di lingua, è alla base del progetto più importante dell’Accademia della Crusca, la compilazione di un vocabolario, il primo di impianto moderno, la cui prima edizione viene data alle stampe nel 1612. Nella Premessa ai lettori, gli accademici della Crusca dichiarano di volersi attenere, per la grammatica e la grafia, alla lezione di Salviati, morto nel 1589. In effetti, l’impostazione filologica, le scelte grafiche e la selezione degli autori citati (Dante, Petrarca e Boccaccio ma anche, distaccandosi dal Bembo, testi non letterari del Trecento e autori più moderni come Machiavelli e Ariosto) sono in accordo con le idee espresse da Salviati negli Avvertimenti della lingua sopra il Decamerone. Anche l’ampio spazio concesso nel vocabolario ai motti fiorentini si spiega in buona misura con il richiamo alla raccolta di Proverbi toscani curata dallo stesso Salviati. Con il Vocabolario degli Accademici della Crusca agli scrittori viene finalmente fornito uno strumento per esprimersi correttamente in una lingua comune, indispensabile in un paese segnato da una marcata frammentazione politica e linguistica.