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Lionardo Salviati e il primato del fiorentino

Lionardo Salviati e il primato del fiorentino
Ritratto di Leonardo Salviati, XVII sec., olio su tela, Bologna, Biblioteca universitaria. Courtesy of © Archivio Storico - Università di Bologna.
Leonardo Salviati, detto l'Infarinato, fu lo scrittore, filologo e grammatico a cui si deve la trasformazione della «brigata dei Crusconi» nell'Accademia della Crusca.


Lionardo Salviati (Firenze, 1540-1589), esponente di un’illustre famiglia fiorentina, è uno dei principali protagonisti del dibattito sulla lingua nella seconda metà del Cinquecento, noto soprattutto per il suo ruolo di fondatore dell’Accademia della Crusca con il nome di Infarinato. Allievo di Benedetto Varchi, nel 1564, in una riunione dell’Accademia fiorentina, esprime le proprie opinioni linguistiche pronunciando l’Orazione in lode della fiorentina favella. Salviati rivendica con forza il primato del fiorentino, lingua viva ma con una tradizione letteraria che culmina in Dante. Maggiori indicazioni sulla fisionomia della lingua che Salviati intende promuovere si ricavano da altre sue opere, in particolare dall’edizione purgata del Decamerone (1582) e dagli Avvertimenti della lingua sopra il Decamerone (1584-1586) in cui vengono esposti i criteri linguistici e filologici seguiti nella revisione del testo di Boccaccio. In particolare, Salviati propone di attenersi al fiorentino del Trecento per il lessico ma di modernizzare grafia e pronuncia eliminando, per esempio, i nessi consonantici latineggianti (abstracto e notitia vengono sostituiti da astratto e notizia). A questi principi – e all’idea di Salviati che gli esempi di buona lingua si trovino anche nelle scritture fiorentine non letterarie del Trecento – si atterranno gli accademici nel compilare la prima edizione del Vocabolario della Crusca. Tra gli scritti di Salviati, oltre a due commedie e a una raccolta di Proverbi toscani, figurano anche molti opuscoli polemici contro Torquato Tasso, colpevole di non aver rispettato l’egemonia del fiorentino.