Monumento funerario di Vittorio Alfieri

Vittorio Alfieri e la conquista della lingua italiana

Vittorio Alfieri e la conquista della lingua italiana
Album dei visitatori, carta con le firme di Vittorio Alfieri e della Contessa d’Albany (c.177v), Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana.
In questo foglio sono annotate le firme di alcuni visitatori della Biblioteca Laurenziana del 1802: in alto, spiccano quelle di Vittorio Alfieri e della sua compagna Louise Stolberg Contessa d’Albany. La Biblioteca può vantare anche la presenza del fondo manoscritto di autografi alfieriani, ulteriore testimonianza della presenza dello scrittore a Firenze. 


Mosso dal profondo desiderio di impadronirsi dell’italiano, Vittorio Alfieri (Asti, 1749 - Firenze, 1803) decide di trasferirsi in Toscana nel 1776 e soggiorna principalmente a Firenze: solo qui, nella capitale della lingua letteraria, lo scrittore piemontese avrebbe potuto imparare a parlare e pensare in toscano, lingua ritenuta indispensabile per la sua attività di scrittore. Per superare il suo bilinguismo piemontese - francese, Alfieri intraprende un vero e proprio processo di apprendimento della lingua italiana, compiuto attraverso l’intenso studio delle opere dei grandi scrittori italiani di tutti i secoli. Con lo stesso obiettivo, raccoglie circa seicento vocaboli ed espressioni toscane dell’uso corrente, alle quali affianca le forme francesi e piemontesi corrispondenti: si tratta degli Appunti di lingua, un prontuario linguistico di forme attinte sia dalla lingua viva dei fiorentini, sia dal Vocabolario della Crusca. È un amore, quello che Alfieri nutre per il toscano, testimoniato anche dal celebre sonetto in cui si rammarica per la temporanea chiusura dell’Accademia della Crusca, voluta nel 1783 da Pietro Leopoldo in accordo con tutti gli illuministi dell’epoca: Alfieri ha l’amara consapevolezza che, senza l’Accademia, il nostro «idioma gentil sonante e puro» si ritrovi «privo di chi il più bel fior ne cogliea». La conversione linguistica di Alfieri anticipa idealmente il percorso ben più articolato che qualche decennio più tardi verrà intrapreso da Alessandro Manzoni.