Palazzo Gianfigliazzi Bonaparte - Casa di Manzoni

Alessandro Manzoni e la "risciacquatura" in Arno

Alessandro Manzoni e la "risciacquatura" in Arno
Francesco Hayez, Ritratto di Alessandro Manzoni, 1841, olio su tela, Milano, Pinacoteca di Brera.


Sono ragioni di carattere linguistico a portare a Firenze Alessandro Manzoni (Milano, 1785-1873). Quando arriva in Toscana, nell’estate del 1827, Manzoni ha già realizzato due diverse stesure dei Promessi sposi: la prima, il Fermo e Lucia, era a detta dello stesso autore un «composto indigesto di frasi un po’ lombarde, un po’ toscane, un po’ francesi, un po’ anche latine»; la seconda, col titolo che tutti conosciamo, mostrava invece una lingua meno eclettica, genericamente toscana, ottenuta consultando libri e vocabolari. Ma lo scrittore è ancora insoddisfatto della veste linguistica del romanzo; e decide così di lasciare la sua Milano per trascorrere qualche tempo a Firenze. Qui dà inizio alla "risciacquatura" in Arno, cioè all’adeguamento dei Promessi sposi alla lingua parlata dai fiorentini cólti nei primi decenni dell’Ottocento. Nel suo lavoro correttorio, Manzoni ricorre sia all’aiuto di fidati consulenti sia al contatto con la gente comune nelle strade della città. La revisione linguistica avviata a Firenze proseguirà con consapevolezza sempre maggiore nei dieci anni successivi e culminerà con l’edizione definitiva dei Promessi sposi (1840-1842): le scelte compiute da Manzoni influenzeranno profondamente non solo la letteratura, offrendo un modello di prosa moderna e colloquiale, ma anche lo sviluppo della lingua comune nel suo complesso.