Novo vocabolario della lingua italiana
La figura di Emilio Broglio (Milano, 1814 - Roma, 1892) occupa un posto importante nella storia della lingua italiana. Deputato del Regno d’Italia, studioso di diritto, egli è tra i più noti sostenitori delle idee linguistiche di Alessandro Manzoni (sulla scorta delle quali si cimenta nel Regno di Federico II di Prussia, una biografia storica scritta attingendo a piene mani al serbatoio dell’uso toscano). È in occasione della nomina al dicastero della Pubblica Istruzione (1867-1869; suo è il famoso provvedimento di sospensione di Giosue Carducci dall’Università di Bologna) che l’ammirazione di Broglio per lo scrittore si traduce in programma operativo: uno dei primi decreti del nuovo ministro è la nomina di una commissione, presieduta dallo stesso Manzoni, incaricata di promuovere la diffusione dell’italiano inteso come lingua parlata. Tale commissione viene divisa in due sezioni, la milanese (diretta dal Presidente, e composta fra gli altri da Ruggero Bonghi) e la fiorentina (diretta da Raffaello Lambruschini, ha tra i suoi membri Gino Capponi e Niccolò Tommaseo). Gli orientamenti delle sottocommissioni però si rivelano presto inconciliabili, come mostrano gli scritti prodotti a pochi mesi dall’inizio dei lavori: la Relazione di Manzoni (pubblicata in varie sedi nello stesso 1868) esprime un punto di vista lontano da quella di Lambruschini, che propone l’uso del fiorentino puro del popolo contadino, più vicino alla lingua del Trecento. Constatata tale divergenza, il ministro decide di proseguire diversamente: nomina e dirige una Giunta (il vicepresidente è Giovan Battista Giorgini) incaricata di portare a compimento una delle proposte contenute nella relazione manzoniana: la compilazione di un dizionario del fiorentino dell’uso vivo. Il lavoro della Giunta porterà alla pubblicazione del Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze, detto anche Giorgini-Broglio, dal nome dei due curatori.
Emilio Broglio
Vajani, ritratto del ministro Emilio Broglio, litografia a stampa. Courtesy of © Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano.
La figura di Emilio Broglio (Milano, 1814 - Roma, 1892) occupa un posto importante nella storia della lingua italiana. Deputato del Regno d’Italia, studioso di diritto, egli è tra i più noti sostenitori delle idee linguistiche di Alessandro Manzoni (sulla scorta delle quali si cimenta nel Regno di Federico II di Prussia, una biografia storica scritta attingendo a piene mani al serbatoio dell’uso toscano). È in occasione della nomina al dicastero della Pubblica Istruzione (1867-1869; suo è il famoso provvedimento di sospensione di Giosue Carducci dall’Università di Bologna) che l’ammirazione di Broglio per lo scrittore si traduce in programma operativo: uno dei primi decreti del nuovo ministro è la nomina di una commissione, presieduta dallo stesso Manzoni, incaricata di promuovere la diffusione dell’italiano inteso come lingua parlata. Tale commissione viene divisa in due sezioni, la milanese (diretta dal Presidente, e composta fra gli altri da Ruggero Bonghi) e la fiorentina (diretta da Raffaello Lambruschini, ha tra i suoi membri Gino Capponi e Niccolò Tommaseo). Gli orientamenti delle sottocommissioni però si rivelano presto inconciliabili, come mostrano gli scritti prodotti a pochi mesi dall’inizio dei lavori: la Relazione di Manzoni (pubblicata in varie sedi nello stesso 1868) esprime un punto di vista lontano da quella di Lambruschini, che propone l’uso del fiorentino puro del popolo contadino, più vicino alla lingua del Trecento. Constatata tale divergenza, il ministro decide di proseguire diversamente: nomina e dirige una Giunta (il vicepresidente è Giovan Battista Giorgini) incaricata di portare a compimento una delle proposte contenute nella relazione manzoniana: la compilazione di un dizionario del fiorentino dell’uso vivo. Il lavoro della Giunta porterà alla pubblicazione del Novo vocabolario della lingua italiana secondo l’uso di Firenze, detto anche Giorgini-Broglio, dal nome dei due curatori.