Villa del Gioiello

Galileo Galilei e l’invenzione dell’italiano scientifico

Galileo Galilei e l’invenzione dell’italiano scientifico
Jost Sustermans, Ritratto di Galileo, 1636, olio su tela, Firenze, Galleria degli Uffizi.
Il più noto dei ritratti di Galileo Galilei è certamente quello del ritrattista fiammingo Jost Sustermans, pittore ufficiale della casata granducale di Firenze. Sustermans ritrasse Galileo nel 1636, pochi anni dopo il suo processo, nella villa del Gioiello. L’attività di Sustermans, che operò su richiesta e permesso del Granduca, dimostra che la casata dei Medici non aveva intenzione di far rispettare con troppa severità il confino dello scienziato.


Galileo Galilei (Pisa, 1564 - Arcetri, 1642), a lungo residente a Firenze come insegnante di matematica e matematico di corte del Granduca Cosimo I, attraverso la propria attività di scienziato (fondamentali le osservazioni astronomiche condotte con un cannocchiale di propria invenzione) e le proprie opere (in particolare il Dialogo sopra i due massimi sistemi del 1632) getta le basi del metodo sperimentale moderno. A Galileo si deve anche un contributo essenziale all’italiano come lingua scientifica. Nei Discorsi e dimostrazioni intorno a due nuove scienze (1638), composti dopo la condanna delle proprie tesi da parte del Sant’Uffizio (1633), Galileo afferma che le verità naturali dovevano essere comprese dal maggior numero possibile di persone e per raggiungere questo scopo la lingua impiegata non doveva essere troppo lontana da quella comune. Egli sceglieva perciò spesso le parole scientifiche tra forme che possedevano già una circolazione nella lingua di tutti i giorni, caricandole di precisi significati scientifici. Tra le parole della fisica e dell’astronomia coniate da Galileo o da lui adoperate in accezione specifica abbiamo ad esempio forza, velocità, momento, impeto, molla (non solo il noto strumento meccanico, ma anche ‘forza elastica’), strofinamento (sopravvissuto nella locuzione elettricità per strofinamento), fulcro.