Pulpito di Dante
Nel De Vulgari Eloquentia Dante compie, con una sensibilità e una lucidità eccezionali per la sua epoca, la prima descrizione in assoluto dell’Italia dialettale. Dopo aver passato in rassegna le lingue del mondo da lui conosciuto, Dante si sofferma sul volgare della penisola italiana, vale a dire il vulgare latium, fortemente differenziato a livello geografico. Se guardiamo la cartina in cui è rappresentata la divisione dialettale dantesca, ci accorgiamo che Dante, collocando il proprio punto di vista sulle Alpi e considerando la catena appenninica come spartiacque dialettologico, suddivide l’Italia in due zone: una di destra, sul versante tirrenico, e una di sinistra, sul versante adriatico. In uno scenario così delineato, vengono individuati ben quattordici volgari (che oggi chiameremmo dialetti), suddivisi a loro volta in molte varietà, che possono mutare addirittura se ci si sposta da un quartiere all’altro della stessa città. È qui che il ragionamento dantesco si fa straordinariamente attuale, perché arriva a identificare quella moltitudine di dialetti che contraddistingue ancora oggi l'Italia. Rispetto alla classificazione moderna dei dialetti italiani, i limiti della descrizione dantesca sono evidenti, ma certo è che nessun altro, prima di lui, aveva mostrato una tale consapevolezza.
I dialetti italiani secondo Dante
I dialetti italiani secondo la classificazione di Dante e nella ripartizione moderna.
Nel De Vulgari Eloquentia Dante compie, con una sensibilità e una lucidità eccezionali per la sua epoca, la prima descrizione in assoluto dell’Italia dialettale. Dopo aver passato in rassegna le lingue del mondo da lui conosciuto, Dante si sofferma sul volgare della penisola italiana, vale a dire il vulgare latium, fortemente differenziato a livello geografico. Se guardiamo la cartina in cui è rappresentata la divisione dialettale dantesca, ci accorgiamo che Dante, collocando il proprio punto di vista sulle Alpi e considerando la catena appenninica come spartiacque dialettologico, suddivide l’Italia in due zone: una di destra, sul versante tirrenico, e una di sinistra, sul versante adriatico. In uno scenario così delineato, vengono individuati ben quattordici volgari (che oggi chiameremmo dialetti), suddivisi a loro volta in molte varietà, che possono mutare addirittura se ci si sposta da un quartiere all’altro della stessa città. È qui che il ragionamento dantesco si fa straordinariamente attuale, perché arriva a identificare quella moltitudine di dialetti che contraddistingue ancora oggi l'Italia. Rispetto alla classificazione moderna dei dialetti italiani, i limiti della descrizione dantesca sono evidenti, ma certo è che nessun altro, prima di lui, aveva mostrato una tale consapevolezza.