Piazza della Signoria
Il nome di Odoardo Spadaro (Firenze, 1893 - 1965) è strettamente legato alla città di Firenze. Tra i primi cantautori italiani, fantasista, attore e imitatore, Spadaro è stato nel Novecento ambasciatore dell’italianità – e della toscanità – nel mondo. Nato nel quartiere di Santo Spirito, sposatosi con Clementina Lovisolo nel 1924, dal 1926 si trasferisce in Francia, dove ha un grandissimo successo. All’inizio degli anni Trenta è molto fortunata la sua tournée in America; con il ritorno in Italia seguono i successi teatrali e le interpretazioni cinematografiche e televisive degli anni Cinquanta e Sessanta (interpreta don Gaetano Cefalù in Divorzio all’italiana di Pietro Germi; nello sceneggiato televisivo Il giornalino di Gian Burrasca recita la parte di zio Venanzio). Le sue canzoni nascono nelle strade della città, tra i luoghi ai quali egli fu legato (il parco delle Cascine, il viale dei Colli e il Monte alle Croci in Firenze, 1930; piazza Signoria, piazza san Firenze e piazza Beccaria in Tra piazza San Firenze e piazza Signoria, 1939), e sono scritte in un italiano fortemente caratterizzato in senso toscano (in Firenze troviamo le pronunce tipiche di le cascine e ragione, o espressioni come la mi’ biondona e l’è come me, l’è di Firenze). Simbolo della sua vicinanza all’immaginario fiorentino e al rapporto dell’Italia con l’estero è certamente La porti un bacione a Firenze (1937), il suo più grande successo, da cui è tratto un film (Porta un bacione a Firenze, regia di Camillo Mastrocinque, 1955).
L’italiano nel mondo. Spadaro e la sua Firenze
Odoardo Spadaro.
Il nome di Odoardo Spadaro (Firenze, 1893 - 1965) è strettamente legato alla città di Firenze. Tra i primi cantautori italiani, fantasista, attore e imitatore, Spadaro è stato nel Novecento ambasciatore dell’italianità – e della toscanità – nel mondo. Nato nel quartiere di Santo Spirito, sposatosi con Clementina Lovisolo nel 1924, dal 1926 si trasferisce in Francia, dove ha un grandissimo successo. All’inizio degli anni Trenta è molto fortunata la sua tournée in America; con il ritorno in Italia seguono i successi teatrali e le interpretazioni cinematografiche e televisive degli anni Cinquanta e Sessanta (interpreta don Gaetano Cefalù in Divorzio all’italiana di Pietro Germi; nello sceneggiato televisivo Il giornalino di Gian Burrasca recita la parte di zio Venanzio). Le sue canzoni nascono nelle strade della città, tra i luoghi ai quali egli fu legato (il parco delle Cascine, il viale dei Colli e il Monte alle Croci in Firenze, 1930; piazza Signoria, piazza san Firenze e piazza Beccaria in Tra piazza San Firenze e piazza Signoria, 1939), e sono scritte in un italiano fortemente caratterizzato in senso toscano (in Firenze troviamo le pronunce tipiche di le cascine e ragione, o espressioni come la mi’ biondona e l’è come me, l’è di Firenze). Simbolo della sua vicinanza all’immaginario fiorentino e al rapporto dell’Italia con l’estero è certamente La porti un bacione a Firenze (1937), il suo più grande successo, da cui è tratto un film (Porta un bacione a Firenze, regia di Camillo Mastrocinque, 1955).