Leonardiano di Vinci

Tra parola, immagine e oralità: Leonardo da Vinci

Tra parola, immagine e oralità: Leonardo da Vinci
Rebus di Leonardo da Vinci, Fogli di Windsor (F.12692 r.), Windsor, Castello reale, Royal Collection.
Il forte legame tra parola e immagine, testimoniato da questi rebus, è uno dei tratti peculiari della scrittura di Leonardo.


Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 - Amboise, Francia, 1519) è legato a Firenze per i primi trent’anni della sua vita, nel periodo di formazione presso la Bottega del Verrocchio. Sebbene si ritenesse un «omo sanza lettere», in quanto detentore di un sapere tecnico-artigianale, ci ha lasciato un’ingente quantità di testi di natura eterogenea e frammentaria: trattati tecnico-scientifici, favole, lettere, giochi di parole, rebus e massime aforistiche. Gli scritti di Leonardo hanno dato una svolta decisiva alla fissazione del lessico della meccanica, mutuato metaforicamente dalla terminologia di uso comune e del mondo della natura: si tratta di un vocabolario di matrice fiorentina che da tempo stentava ad assumere una fisionomia autonoma e che comprende parole utilizzate ancora oggi, tra cui vite, anima, albero, pettine, ginocchio e labbro. Ma la sensibilità lessicale dell’artista emerge anche nella sua attività di lessicografo ante litteram: per renderli chiari e accessibili, Leonardo accompagna i termini tecnici utilizzati nei suoi trattati con ampie definizioni che presuppongono un’accurata riflessione metalinguistica. La prosa leonardiana si inserisce nel filone della produzione cosiddetta media della seconda metà del Quattrocento, vicina all’oralità e di poco anteriore alla codificazione linguistica bembiana. Seppure di base fiorentina, la lingua di Leonardo è aperta anche a echi latineggianti e influssi settentrionali dovuti al suo lungo soggiorno milanese.