Palazzo delle Poste e dei Telegrafi

Una parola per le parole: telefono

Una parola per le parole: telefono
Riproduzione del telettrofono di Antonio Meucci, 1932, Milano, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.
Il primo prototipo completo e funzionante di telettrofono viene realizzato da Meucci nella sua abitazione di Staten Island (New York) nel 1857; nel 1871 Meucci deposita un brevetto temporaneo, che non riuscirà a mantenere per l’impossibilità di pagarne il rinnovo annuale.


Pur essendo un’invenzione italianissima (la si deve al genio pratico del fiorentino Antonio Meucci), il telefono prende il proprio nome a prestito da un’altra lingua, anzi da due: il francese e l’inglese. Di téléphone si parla infatti in Francia fin dal 1830, ma la parola indica in quest’epoca uno strumento di amplificazione della voce, simile al megafono, utile per far ascoltare suoni a distanza. Il termine viene ripreso e anglicizzato (telephone) dall’inventore statunitense A. G. Bell nel 1876 per descrivere il dispositivo elettromeccanico per la trasmissione della voce su filo da lui brevettato a scapito di Meucci, che ha presentato un proprio prototipo circa cinque anni prima. Il successo del termine è travolgente e va di pari passo con la diffusione rapida e capillare dell’apparecchio in tutto il mondo: la prima attestazione italiana di telefono (dal suffisso greco tele- ‘a distanza, da lontano’, in unione a fone- ‘voce’, ‘suono’) risale infatti al 1878, appena due anni dopo la presentazione del dispositivo da parte di Bell. Decisamente più sfortunato il termine telettrofono, coniato da Meucci per designare la propria invenzione, che sottolinea il ruolo dell’elettricità nel processo di veicolazione del suono: il telefono converte infatti le onde sonore in impulsi elettrici trasmissibili a distanza. Il termine meucciano, per quanto anteriore alla parola scelta da Bell e dotato di una maggiore originalità (non riprende nessun termine precedente, scegliendo la strada di una descrizione nuova per un oggetto nuovo), non riesce infatti ad affermarsi, risentendo della scarsa fortuna del suo creatore.