Palazzo Busini Bardi

Vincenzo Galilei e la capacità narrativa del cantato drammatico

Vincenzo Galilei e la capacità narrativa del cantato drammatico
Vincenzo Galilei, Dialogo della musica antica et della moderna, Stamperia di Giorgio Marescotti, Firenze, 1581. Courtesy of © Université de Caen Basse-Normandie.


Vincenzo Galilei (S. Maria a Monte, 1520 - Firenze, 1591; padre di Galileo) è un compositore, musicista e trattatista tra i più noti del suo secolo, alle riflessioni del quale si deve la nascita dell’opera italiana nella sua forma più conosciuta nel mondo. Compie gli studi musicali a Venezia e poi a Firenze, sotto la protezione del conte Giovanni Bardi, e diventa un apprezzato liutista. S’interessa di fisica acustica e di teoria musicale (suo è il Fronimo. Dialogo nel quale si contengono le vere et necessarie regole del intavolare la musica nel liuto, 1568); è il principale animatore della Camerata fiorentina, con i suoi studi sulla musica della Grecia antica. Il suo Dialogo della musica antica et della moderna (1581) è alla base delle discussioni e delle prove di Iacopo Peri, Giulio Caccini, Emilio de’ Cavalieri e Marco da Gagliano: con il trattato nasce la ricerca di un moderno stile musicale e di un nuovo linguaggio teatrale. Nel segno di una rinascita della tradizione greca Galilei sostiene la necessità di rinunciare al contrappunto e alla polifonia, in favore di una composizione monodica che lasci spazio al canto e alla capacità narrativa del testo drammatico: un ampliamento dello spazio riservato al cantato e alla musica – nel teatro rinascimentale tradizionalmente confinata negli intermezzi – avrebbe permesso di apprezzare la centralità della comunicazione verbale, lo spessore comunicativo della parola. Su questa base teorica si fonda la sperimentazione del “recitar cantando” e si diffonde un nuovo tipo di dialoghi teatrali adatti al canto e all’accompagnamento musicale: nasceranno così i libretti dell’opera in musica e del melodramma, importantissimi per la storia della lingua italiana.