Il primo nucleo della chiesa di Santa Trinita risale all’XI secolo, quando la recente Congregazione Vallombrosana volle costruire una propria struttura in Firenze, appena a ridosso della prima cerchia di mura della città, ristrutturando una precedente chiesetta dedicata alla Vergine dello Spasimo. Con l’accrescersi della potenza e della ricchezza della Congregazione e dopo l’inclusione del complesso nella nuova cinta muraria di Firenze dalla fine del XII secolo, i Vallombrosani vararono un massiccio progetto di ristrutturazione della chiesa che, tra fasi alterne, si protrasse fino al Cinquecento: da romanica, la basilica venne trasformata in un edificio gotico, le venne affiancato un convento di maggiori dimensioni e le navate laterali si arricchirono di cappelle decorate da artisti come Della Robbia, Ghirlandaio e Domenico da Settignano. Alla prima fase del restauro del complesso risale anche la fondazione, nel chiostro del convento, della scuola di matematica, geometria e astronomia di maestro Paolo Dagomari (detto Paolo dell’Abbaco). Tra Due e Trecento le scuole d’abaco, rivolte alla formazione dei figli delle famiglie mercantili, fioriscono a Firenze, ma quella di maestro Paolo svetta su tutte per l’ampiezza e la profondità dell’insegnamento, impartito completamente in volgare. L’importanza di Paolo dell’Abbaco per lo sviluppo del primo italiano della matematica è grandissima: il maestro fiorentino infatti scrisse di persona e in volgare i libri di testo per i propri studenti, creando nuovi termini, adattando l’esistente terminologia latina e fornendo un modello di circolazione nazionale.

Curiosità: la pronuncia di Trinità usata a Firenze è quella sdrucciola (Trínita).