Biblioteca Marucelliana

Oltre che per la sua importanza come istituzione di cultura generale, la Biblioteca Marucelliana è per gli appassionati di lingua italiana una tappa molto interessante: nella Sala Consultazione Manoscritti e Rari si trova una vasta raccolta di libretti d’opera (appartenuta fino al 1904 al medico livornese Diomede Bonamici), che conta oggi circa novemila esemplari, la Collezione Bonamici. Nata come istituzione aperta a una vasta utenza, così come indica l'iscrizione sulla facciata («Marucellorum Bibliotheca publicae maxime pauperum utilitati») la biblioteca venne fondata nel 1752 dall'abate Francesco Marucelli. Il nucleo originario della raccolta è costituito da una donazione dell'abate, che destinò la propria libreria alla creazione di una biblioteca pubblica a Firenze. La costruzione dell’edificio fu realizzata dal nipote del fondatore, Alessandro Marucelli, il quale nominò bibliotecario Angelo Maria Bandini, sotto la direzione del quale fu istituita la “Collezione disegni e stampe”. Altri considerevoli accrescimenti del patrimonio della biblioteca ci furono a seguito delle soppressioni conventuali, granducali e napoleoniche, e infine a quella avvenuta nel 1866, nei primi anni del Regno d'Italia. Questo incremento consentì l'ingresso in Biblioteca della maggior parte delle cinquecentine e degli incunaboli attualmente posseduti. Nella seconda metà dell'Ottocento e nella prima del secolo successivo pervennero e si costituirono in Biblioteca vari fondi di carattere storico, artistico, letterario e politico quali il legato Martelli, il carteggio Nencioni, l'Arte industriale. Tra i vari fondi riveste grande interesse per la cultura italiana la Collezione Bonamici, risorsa preziosissima per musicologi, letterati e linguisti.

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