Villa Medicea di Castello

Pale degli accademici della Crusca

L’Accademia della Crusca nacque nel 1583, per iniziativa del letterato fiorentino Lionardo Salviati e della cosiddetta «brigata dei Crusconi», e si proponeva di selezionare la parte migliore della lingua italiana, identificata con il fiorentino del Trecento, un po’ come si separa il fior di farina dalla crusca. Di qui anche la scelta del motto petrarchesco «Il più bel fior ne coglie» che nell’insegna della Crusca sovrasta l’immagine del frullone, la macchina agricola simbolo dell’Accademia. La metafora, originariamente giocosa, si estendeva al nome che venne assunto dai singoli accademici e riportato su una tavola a forma di pala: Salviati è l’Infarinato, Anton Francesco Grazzini è il Lasca, Lorenzo Magalotti è il Sollevato, Bastiano de’ Rossi è l’Inferigno. Ogni accademico, inoltre, sceglieva per sé uno stemma personale, detto “impresa”, con il nome, un’immagine e un motto legati al mondo della panificazione. I motti sono espressioni tratte dalla Commedia di Dante e dal Canzoniere di Petrarca e, in misura minore, anche da altri autori come Giovanni della Casa, Tasso, Ariosto. Nella nuova collocazione, privata del contesto originario, l’espressione scelta crea una relazione semantica inedita con l’immagine raffigurata sulla pala. Nella Sala delle Pale dell’Accademia della Crusca si conservano tuttora 152 pale realizzate dalla fondazione fino alla fine del XVIII secolo e nell’Archivio storico sono custoditi anche disegni di altre pale, non eseguite o perdute.

Curiostà: in anni recenti alcuni accademici hanno deciso di riprendere la tradizione e così, per esempio, esiste la pala datata 1992 con l’“impresa” di Arrigo Castellani, accademico dal 21 luglio 1972 con il nome di Attardato.

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